La faggeta all’interno del Bosco Pollinello, sito nel comune di Castrovillari, all’interno dell’area protetta più grande d’Italia, è stata riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO
L’UNESCO riconosce nuove faggete vetuste in Italia nel sito transnazionale delle “Antiche Faggete Primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa”,.
Le nuove entrate sono Valle Infernale nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, Pollinello nel Parco Nazionale del Pollino e Pavari-Sfilzi nella Foresta Umbra, nel Parco Nazionale del Gargano.
Le faggete vetuste si trovano diffuse in 18 Paesi: Albania, Austria, Belgio, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Francia, Germania, Macedonia del Nord, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera e Ucraina, oltre naturalmente all’Italia, e rappresentano un esempio eccezionale di foreste complesse, che offrono un ampio spettro di modelli ecologici e diversi tipi di faggi, in condizioni ambientali diverse. Il faggio europeo ha resistito a ogni glaciazione dell’ultimo milione di anni, sopravvivendo a qualsiasi condizione climatica avversa, nella parte meridionale del continente europeo. Dopo l’ultima Era Glaciale, circa 11.000 anni fa, il faggio ha cominciato a espandersi dalle zone del sud fino a ricoprire ampia parte del continente europeo.
Per scoprire quali altre faggete italiane fanno parte del sito, cliccate qui:
http://www.unesco.it/it/PatrimonioMondiale/Detail/481
Fonte articolo:
https://www.facebook.com/CNIUnesco/
Altro articolo:
La foresta vetusta del Pollinello nella rete delle 10 faggete italiane iscritte nel Patrimonio dell’Umanità. Riprendo volentieri l’articolo di Vincenzo Foti uscito sul giornale “La Repubblica” lo scorso 5 marzo 2020.
Gli alberi vetusti, bandiera della conservazione
di VINCENZO FOTI
Proteggere gli alberi di grandezza eccezionale e quelli centenari, la rete si amplia. Tra i nuovi partecipanti al progetto per la candidatura Unesco anche Francia e Paesi balcanici. Dal Gargano al Pollino, ecco i nostri tesori.
Ecco il dossier per l’ampliamento del Sito Seriale Unesco “Ancient and Primeval Beech Forests of the Carpathians and Other Regions of Europe”, iscritto al Patrimonio dell’Umanità nel luglio 2017: attualmente protegge l’integrità di 78 foreste vetuste estese su 92 mila ettari di terreno in oltre 40 aree di 12 Paesi Europei. A gennaio si è tenuto a Vienna, sotto il coordinamento dell’Ufficio Federale per le Foreste svizzero, l’incontro tecnico conclusivo per estendere il Sito Seriale delle faggete vetuste a 105 mila ettari su 20 Stati europei. Tra i nuovi partecipanti ci sono la Francia, con le sue foreste atlantiche e provenzali, e diversi Paesi balcanici come la Serbia e il Montenegro. Durante l’incontro sono stati messi a punto gli ultimi aspetti del dossier di candidatura, che apre formalmente l’ultima fase necessaria all’iscrizione delle nuove faggete vetuste nel Patrimonio dell’Umanità. L’unicità della rete protetta delle faggete vetuste sta nel tutelare, in un progetto coordinato di scala continentale, i processi biologici ed ecologici unici che contraddistinguono gli esempi meglio conservati di faggete ad elevata naturalità nella più ampia diversità di ambienti a scala europea. La protezione delle faggete vetuste Unesco rafforzerà la conservazione di un habitat forestale strategico, in cui si rinvengono genotipi unici adattati a climi continentali, caldi e aridi. Là dove la specie è capace di esprimere alberi di dimensioni eccezionali e faggi pluricentenari così come avviene nel settore più oceanico. Il tutto per rispondere agli obiettivi di Agenda 2030, per conservare la biodiversità e mitigare i cambiamenti climatici.
In Italia il coordinamento del dossier è stato svolto dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise in sinergia col Ministero dell’Ambiente e con la consulenza scientifica di Gianluca Piovesan e Alfredo Di Filippo dell’Università della Tuscia (Dafne). L’estensione prevede l’entrata nella rete attuale, composta da 10 faggete italiane iscritte nel Patrimonio dell’Umanità, di due riserve naturali statali gestite dai Carabinieri Forestali del Raggruppamento Biodiversità: la Valle Infernale nel Parco Nazionale dell’Aspromonte e la Sfilzi nel Parco Nazionale del Gargano. Saranno inoltre ampliate significativamente le componenti del Parco Nazionale del Gargano e del Parco Nazionale del Pollino, foresta vetusta Pollinello. “Con questa espansione in Aspromonte e su buona parte del massiccio del Pollino la rete delle faggete vetuste dell’Unesco racchiude ora un settore rilevante dell’hotspot mediterraneo. Nei rifugi glaciali della Calabria, infatti, ancora oggi si rinvengono ecosistemi di elevata integrità e biodiversità dove grazie al regime di protezione in atto, le foreste stanno rispondendo molto bene al riscaldamento ” afferma Gianluca Piovesan, docente di Pianificazione ecologica del territorio forestale. “L’ampliamento in Foresta Umbra non solo consentirà la protezione lembi unici di foresta vetusta che ospitano alberi di dimensioni ed età eccezionale per l’ambiente mediterraneo, ma si estenderà fino al limite ecologico del faggio in ambiente arido per includere quelle aree a notevole biodiversità che distinguono il Gargano come isola biogeografica unica in Europa” spiega Alfredo Di Filippo, docente di Botanica e Conservazione della Natura.“La protezione e il restauro delle foreste vetuste rappresentano la migliore risposta per conservare la biodiversità e la funzionalità degli ecosistemi di fronte ai cambiamenti globali. Il nostro Sud si sta distinguendo a livello internazionale come esempio di buona governance territoriale a tutela dei patrimoni naturali” sottolineano i due ricercatori del Dafne.
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